A metà degli anni ’90 sarebbe stata una rosa eccellente. Il guaio è che fu costruita nel 2003-2004, quando l’età media di quegli stessi giocatori si avvicinava più agli “anta” che ai trenta. Insomma l’Ancona di Pieroni, nell’anno del suo secondo storico campionato nella massima serie, poteva fregiarsi di calciatori come: Hubner, Poggi, Luiso, Maini, D. Andersson, Di Francesco, Rapajc e Dinone Baggio. Oltre a Mads Jorgensen e Luis Helguera,fratelli d’arte, ma comunque figli di un Dio minore della pedata. In teoria, dieci anni prima con questa squadra i tifosi marchigiani potevano sognare. In pratica un decennio dopo lo squadrone sembrava una polisportiva dopolavoro ferroviario. Morale della favola? Al giro di boa l’Ancona era ultimissimo con zero vittorie all’attivo.
Mario Jardel in forma smagliante (e con smagliature) nel giorno del suo debutto
A gennaio Pieroni ha l’intuizione: potenziare l’attacco con Jardel. C’è solo un piccolo grande intoppo; Jardel è ormai lontano parente del Supermario ammirato al Porto e al Galatasaray. E’ talmente obeso da sembrare in dolce attesa e per questo motivo sarà presto ribattezzato “Lardel” dai suoi nuovi tifosi. Nonostante lo scetticismo, debutta la settimana successiva alla sua presentazione contro il MIlan. L’Ancona ne prende 5 e Jardel gioca (si fa per dire) 85′. I movimenti sono buoni, ma la velocità è ferma sul livello moviola. Dopo la disfatta Sonetti salta. Al suo posto arriva Galeone che ha già le idee chiare: “All’Ancora servono 7 vittorie consecutive” . A SuperMario invece basterebbe perdere 7 kg. Magari in sette giorni, come in un famoso film di Verdone e Pozzetto. Ma i tempi stringono e la dieta non funziona.
Galeone lo spedisce quindi in tribuna per le due partite successive, Ma lo rispolvera per la gara interna contro la Roma. Al Conero succede l’impensabile: i padroni di casa fermano i giallorossi, secondi in classifica, nonostante gli 82′ in campo del fischiatissimo Jardel. Galeone gli concede comunque un’altra chance contro l’Udinese. Ma se ne pente subito. Dopo trentasei imbarazzantissimi minuti manda il brasiliano sotto la doccia. Supermario esce dal campo senza passare dalla panchina. Nei giorni successivi la situazione precipita: la moglie lo lascia e lui si barrica in casa disertando gli allenamenti. A marzo scappa via tra l’indifferenza della piazza e il sollievo di Galeone. A maggio firma per il Palmerais. Ma non può giocare, perchè scopre che non ha ancora rescisso il contratto con la società marchigiana. Si dichiara prigioniero dell’Ancona, manco fosse un brigatista. In realtà Jardel non era prigioniero, ma soltanto schiavo del suo passato. E ovviamente della forchetta.
Mariano Messinese
Twitter: @MarianoWeltgeis