Articoli con tag: Rui Costa

Ezequiel” Equi” Gonzalez:”lo scolaretto e il maestro”

Aveva una città ai suoi piedi. E l’abbandonò per venire a Firenze. In momento storico difficile con la società sull’orlo del fallimento. Ma questo Ezequiel “Equi” Gonzalez non poteva saperlo. Era stato già acquistato l’anno prima, quando la crisi sembrava ancora lontana. E invece in poco tempo gli eventi precipitarono e travolsero anche Equi, il figlio prediletto di Rosario, città argentina a300 chilometri da Buenos Aires.

Ezequiel Gonzalez si aggregò alla squadra, mentre l’idolo di Firenze, Rui Costa, faceva i bagagli e si trasferiva al Milan. E così i tifosi gigliati si aggrapparono a questo trequartista argentino giovane e imberbe, nella speranza che emulasse le gesta del portoghese. Ma se Rui Costa era il maestro, Equi al massimo poteva essere uno scolaretto con un pizzico di talento nello zaino. L’eredità è pesante, ma l’alunno non si tira indietro, anzi annuncia: “Se serve gioco anche con una gamba”. Il problema è convincere l’allenatore, cioè Roberto Mancini che non lo schiera mai anche quando ha due gambe funzionanti. Tranne in caso di emergenza. E per questo motivo, Gonzalez gioca solo una volta: in coppa Uefa nella morsa del gelo di Dniptrovsk. Poi più nulla.

L’argentino viene quindi emarginato. Sempre in panchina o in tribuna. Si rintana fra le confortevoli mura delle sua villa in via Bologna, dove passa il tempo a guardare la tv. A gennaio rischia di partire. Il Celta Vigo lo corteggia, ma all’improvviso arriva la svolta. Mancini si dimette dopo la sconfitta interna con il Perugia e al suo posto arriva Bianchi. Equi viene immediatamente depennato dalla lista dei partenti. Contro il Milan non parte titolare, ma la Fiorentina va sotto e Bianchi decide di gettarlo nella mischia. I Viola pareggiano con un gol di Adriano in chiusura di match. Anche grazie al contributo di Gonzalez che porta una ventata di freschezza alla manovra viola. Nelle successive partite,l’argentino gioca da subentrante. Diventa l’asso nella manica, corta, di Bianchi per sparigliare le carte. Il trequartista ce la mette tutta, mostra le sue qualità, salta spesso l’uomo, vede la porta, ma segna poco. E soprattutto predica nel deserto: perchè il resto della squadra sembra aver già ammainato la bandiera. Nonostante il suo impegno, la Fiorentina scivola quindi sempre più giù sul fondo della classifica. Tuttavia l’argentino si toglie lo soddisfazione di segnare un gol al suo debutto da titolare. Ma è solo una rete che illude. La Fiorentina viene raggiunta dal Bologna e vede sempre più lontana la salvezza. Anche perchè nelle ultime 7 giornate arrivano altrettante sconfitte. Insomma, ad aprile la Fiorentina è già in B. Ma il peggio deve ancora venire. La società fallisce e riparte dalla c2, Equi dall’Argentina

Gioca prima nel Boca Juniors, poi torna al Rosario che lo aveva fatto diventare grande, prima di intraprendere l’avventura in Grecia. Al Panathinaikos Equi diventa l’idolo della tifoseria locale. Le sue giocate entusiasmano una platea poco avvezza ad ammirare tanta tecnica. Su youtube potete ancora imbattervi su alcuni video dei tifosi dei “Verdi di Grecia” dedicati all’estroso fantasista di Rosario Ad Atene fu amato. A Firenze non fu capito. Anche se resta sempre quel dubbio: se solo fosse arrivato in un altro momento…

Mariano Messinese
Twitter:@MarianoWeltgeis

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Leandro: un felino al posto del Re Leone

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A volte i destini dei grandi incrociano quelli dei comuni mortali. E’ raro ma succede, nella vita come nel calcio. Prendiamo il caso di Leandro, sì, quel brasiliano timido che sbarcò in riva all’Arno nell’estate del 2000. Ecco, Leandro Camara Do Amaral è passato alla storia come l’improbabile sostituto di Batistuta. Più o meno come rimpiazzare il re leone con un esile felino. Non una gran trovata, eppure Cecchi Gori scucì di tasca sua 20 miliardi per acquistarlo.

Avete presente quei film romantici in cui due persone si amano alla follia, ma qualcosa va storto e finisce che la donna si sposa con un altro? Ecco, appunto, l’altro è Leandro. E’ lui infatti ad avere l’ingrato compito di far dimenticare 9 anni di intenso amore fra Firenze e Batigol. La sua posizione precaria dovrebbe suggerirgli un atteggiamento prudente. Ma la prudenza non è una sua virtù e infatti le sue prime parole da gigliato sono spavalde:”Non ho paura di niente e di nessuno. Datemi il numero 9 e i difensori italiani. Mi divertirò.Vedrete subito chi è Leandro”?

Già, chi è Leandro? Alla fine sembra il solito oggetto misterioso approdato nel calcio nostrano. Eppure, quel brasiliano dal tratti delicati disputa un buon precampionato. Incanta nella notte del memorial  Cecchi Gori realizzando due gol contro l’Athletic, segna da opportunista nell’amaro ritorno del preliminare di UEFA che estromette i viola dall’Europa. Ma gli addetti ai lavori precisano: “Non è forte fisicamente e  non ha un tiro potente, quindi non è un centravanti”.In effetti Leandro è pigro come le onde che accarezzano la spiaggia di Copacabana durante la bassa marea. Si muove poco, preferisce stare in area di rigore. E’ lì infatti che ,grimaldello in mano ,può  valorizzare il suo istinto di rapinatore. 

Per vederlo debuttare in campionato bisogna aspettare la seconda giornata.  I viola ospitano la Reggina al Franchi. Gli ospiti sono in vantaggio per uno a zero. Terim getta nella mischia Leandro. A 4 minuti dal termine i viola pareggiano con Nuno Gomes, al 91’ Leandro fa esplodere il Franchi correggendo di testa un corner di Rui Costa. Clamoroso al Franchi. La settimana successiva la Fiorentina è di scena al Rigamonti contro il Brescia. Le rondinelle passano in vantaggio con Hubner. La situazione sembra complicata, ma ancora una volta Leandro, che non aveva toccato palla fino ad allora, pareggia i conti. Non è un gol spettacolare, praticamente è il pallone a cercare il brasiliano e non viceversa.

Forse le scarpette del brasiliano fungono da polo magnetico per la sfera o nei suoi calzoncini ci sono dei quadrifogli. Chissà, ma intanto Leandro ha già realizzato 2 gol in 2 partite e il momento magico continua. Nelle giornate successive,infatti, Leandro realizza una doppietta nel pirotecnico 3-4 contro il Perugia e un gol su rigore contro il Bologna.

Scaltro, silenzioso, sfugge ai radar delle difese per riapparire quando ormai è troppo tardi. Le sue non sono nel complesso  prestazioni esaltanti, anzi spesso  sono condite da momenti di vuoto allucinante. Ma non sono in molti ad accorgersene, perché i suoi gol convincono anche gli scettici e qualcuno improvvidamente fa notare che nelle prime 5 giornate ha già fatto meglio di grandi campioni come Ronaldo e Batistuta nella stagione del loro debutto in A. Nessuno immagina che il gol su rigore contro il Bologna sarà il canto del cigno del brasiliano.

Si’, perchè Leandro non segnerà più nel nostro campionato. E se i gol non nascondono più le prestazioni incolori la faccenda si fa seria. Anche perchè un altro attaccante sta scalando rapidamente le gerarchie del tecnico turco. Si tratta di Enrico Chiesa, fino ad allora rimasto quasi sempre in panchina. L’avvicendamento avviene nella trasferta di Lecce: Leandro si fa male dopo 10 minuti ed entra Chiesa che realizza anche un gol su rigore. Da quel momento l’attaccante di Pontedecimo non uscirà più dall’undici titolare.

E Leandro? Dalla decima giornata inizia la seconda parte del suo romanzo italiano , quella meno avvincente, meno dinamica e più statica, come la panchina sulla quale si accomoda per non schiodarsi più. La stagione 2000-2001 della Fiorentina è ricca di episodi: c’è lo show di un Chiesa ispiratissimo che segna a raffica, la roboante vittoria contro il Milan,l’incredibile 3-3 al Delle Alpi contro la Juve, l’alterco fra Terim e Cecchi Gori, le dimissioni del tecnico turco, sostituito da Roberto Mancini e la vittoria della coppa Italia contro il Parma. Di tutto questo Leandro non è nè protagonista né comprimario, ma solo spettatore pagato. Al termine della stagione Leandro sarà ceduto in prestito al Gremio. E lascerà il calcio italiano con la media voto di 5,95 e 5 reti realizzate

Firenze è una città bella e intrigante. Un alone di mistero accarezza i suoi palazzi storici e i suoi vicoli. Le leggende volano di bocca in bocca lungo il Corridoio del Vasari sopra Ponte Vecchio. Uno degli enigmi fiorentini riguarda proprio Leandro. Ancora oggi i tifosi viola ricordano quel brasiliano dal volto triste che segnò 5 gol in 5 partite. Ancora oggi si chiedono perchè sparì all’improvviso e perchè passò dalle stelle all’anonimato. Chissà, ma i misteri affascinano proprio perchè non hanno una risposta.

Mariano Messinese

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